Un’agenzia di pompe funebri escogita delle trovate per uscire fuori dalla crisi. Dal nome : “L’agenzia della felicità” al vestiario teatrale e al tentativo di inscenare un comportamento bizzarro e paradossale per accogliere il caro estinto. Forse è l’unica formula risolutiva …ma chissà se la trovata avrà successo. Rimane aperto questo interrogativo per lo spettatore ma Geppi Di Stasio,autore della commedia,non va molto lontano dalla concezione filosofica con cui viene affrontata “Sorella Morte” che in oriente è veramente accettata più serenamente se si pensa che nel film di Akira Kurosawa, “Sogni” , nell’episodio del funerale del vecchietto del villaggio, la comunità inscena una vera e propria festa per accompagnare il compaesano verso una migliore vita.

Purtroppo nella nostra cultura, pur nominando concetti e nomi rassicuranti, siamo ben lontani da acquisire un buon rapporto con la morte. Geppi Di Stasio insieme a Rino Santoro e Wanda Pirol hanno cercato di lanciare un ottimo spunto di riflessione in tal senso ma sono ancora lontani i tempi per vivere ed elaborare il lutto con la pace e il distacco ma soprattutto con la consapevolezza dell’eternità beata che ci aspetta. “L’agenzia della felicità” deve ancora attendere che il tabù della morte sia veramente superato.
Carlo Mafera