ESSERE OMOSESSUALI NELLA CHIESA Il coming out fatto da monsignor Krzysztof Charamsa

Il dott. Carlo Màfera intervista il prof. Pier Luigi Guiducci, storico della Chiesa

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Una cronaca recente. Krzysztof Olaf Charamsa (vedi foto) (Gdynia, 5 agosto 1972) è un teologo polacco cattolico. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici a Pelplin in Polonia (1991-1993), e nella facoltà di teologia di Lugano in Svizzera (1993-1997). Nel 1997 è stato ordinato sacerdote. Nel 2002 è divenuto dottore in teologia. Ha discusso la tesi presso la Pontificia Università Gregoriana. Nella medesima Istituzione ha conseguito nel 2003 il diploma superiore di lettere latine e quello di licenza in filosofia. Dal 2009 al 2015 (ottobre), è stato docente di teologia presso la Gregoriana. Ha inoltre insegnato dal 2004 al 2015 (ottobre) nel Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” (Roma), teologia spirituale e bioetica ed etica medica. Dal 2011 al 2015 (ottobre) è stato nominato segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale.
Il 3 ottobre del 2015, alla vigilia del Sinodo sulla Famiglia, in un’intervista al “Corriere della Sera”, Charamsa ha dichiarato di essere un sacerdote omosessuale (homos = “stesso”, “uguale”). E ha presentato ai fotografi il suo compagno (Eduard Planas). La rivelazione è stata fatta, ha detto ancora il monsignore, per scuotere un po’ la coscienza della Chiesa. Dopo questo coming out, il teologo in questione, rimosso da ogni incarico, si è trasferito a Barcellona. L’episodio, riportato e ampliato da più media, ha recato disorientamento tra i fedeli. Per tale motivo, a seguito di più domande ricevute, abbiamo voluto intervistare in merito uno storico della Chiesa, il prof. Pier Luigi Guiducci.
D. Prof. Guiducci, la vicenda di mons. Charamsa ha destato scalpore, e ha ripresentato la realtà degli omosessuali nella Chiesa. In particolare, da alcune parti si chiede alle autorità ecclesiastiche di riesaminare le posizioni di merito. Qual è il suo pensiero?
Può essere utile rivedere un percorso storico che aiuta a comprendere alcuni orientamenti.

D. Quale può essere un primo riferimento?
L’Antico Egitto. Nella tomba di due giovani egiziani (Khnumhotep e Niankhkhnum), che lavorarono per il faraone Niuserra (V dinastia egizia; 2416-2392 a.C), ci sono dipinti in cui questi personaggi si baciano sul naso. Nell’antica arte egizia era l’atto più intimo. In ostrakon (pezzi di ceramica) del periodo dei faraoni Ramesse (XIX dinastia; 1291-1069 a.C.), sono state ritrovate immagini esplicite di atti sessuali tra uomo e donna, e tra uomini.. Sul piano letterario, occorre risalire al Medio Regno (2065-1781 a.C.). Qui, si ritrova una storia che riguarda un certo re Neferkare (forse il faraone Pepi II; 2246-2152 a.C.) e il generale Sasenet. Una relazione clandestina. In tale contesto, è comunque da sottolineare che gli studi finora realizzati non inducono a pensare a una diffusa omosessualità in terra egizia.

D. Un secondo riferimento?
L’Assiria. Alcuni testi fanno riferimento, tra l’altro, anche alla prostituzione sacra maschile praticata nei culti a Ištar (dea dell’amore, della fertilità e dell’erotismo). Chi vi si dedicava, poteva partecipare alle processioni pubbliche. Cantava. Ballava. Indossava costumi (anche vesti femminili). È documentato che diversi re assiri ebbero pure degli amanti maschili. Non risulta, comunque, una diffusione significativa di pratiche omosessuali nelle popolazioni delle diverse aree del Paese.

D. In Israele?
Nell’Antico Testamento sono contenute una serie di affermazioni.
1]“Non ti coricherai con un uomo come si fa con una donna: è cosa abominevole. (Levitico 18,22).
2] “(…) chiunque praticherà qualcuna di queste abominazioni, ogni persona che le commetterà, sarà eliminata dal suo popolo” (Levitico 18, 29).
3] “Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio (…)” (Levitico 20,13).

D. Siamo in presenza di una condanna…
Certamente la linea è molto forte. Essa riflette un problema storico. In molti usi del tempo era frequente attivare dei rapporti violenti. Penso ad alcuni passi del Libro della Genesi (19,5-9), dei Giudici (19,22). Anche nelle situazioni meno eclatanti, emergeva comunque una dominanza. Per tale motivo l’autore sacro richiama a un principio di equilibrio. E si collega al Libro della Genesi (2,27).

D. In Cina?
L’omosessualità è evidenziata in alcuni documenti a partire dal 600 a.C. circa. È pure menzionata in opere letterarie. Esistono inoltre riferimenti (limitati) al lesbismo in alcuni testi. Si è propensi a ritenere che l’omosessualità fosse una realtà significativa durante le dinastie Han (206 a.C. al 220 d.C.), Song (960 al 1279), Ming (1368 al 1644) e Qing (1644-1911). L’amore tra persone dello stesso sesso era pure celebrato in espressioni artistiche. Si conservano raffigurazioni di dinamiche omosessuali su seta e pergamene. Sul piano religioso, il Confucianesimo, essendo una filosofia sociale e politica, non affrontò temi legati alla sfera intima della persona. Era comunque contrario a relazioni che non favorivano un’apertura alla vita, alla procreazione (l’omosessualità era tra queste). Di fatto, la vita eterosessuale ebbe una prevalenza, un’estensione oggettiva, a ogni livello sociale.

D. Nella Grecia antica?
Co-esistevano rapporti coniugali (famiglia) e relazioni di pederastia (dal greco παις- pais/paida, “ragazzo”, ed ἐραστής erastès, “amante”). In quest’ultima situazione (derivante da quella cretese), l’uomo più anziano diventava l’erastes (amante) di un giovane eromenos (amato; tra i 12 e i 17 anni). Alla base della pederastia, esisteva un sub-strato pedagogico-iniziatico (iniziazione e rito di passaggio dell’adolescente alla realtà della vita adulta). L’erastes offriva un’educazione ispirata ai valori civili e militari della propria polis. Forniva, inoltre, consigli di vita pratica, offerte e doni al proprio eromenos. Quest’ultimo, diventava un suo allievo e assistente.

D. Quale sviluppo ebbe la pederastia?
Emersero, a lungo andare, una serie di situazioni equivoche. Eschine (Αἰσχίνης, Aeschĭnes), politico e oratore ateniese (389 a.C.-314 a.C.), nell’orazione “Contro Timarco” (Κατὰ Τιμάρχου, traslitterato in Katà Timárchou), afferma che ad Atene era vietato aprire scuole e palestre col buio affinché i ragazzi fossero sempre sorvegliati; e che, anche se col consenso del familiare, era vietato dare un giovane a un amante omosessuale per ottenerne in cambio denaro o altri benefici. Questo autore evidenzia pure il fatto che era vietato agli adulti essere apertamente omosessuali praticanti. Gli omosessuali erano indicati con un appellativo: cinedi (kinaidos al singolare): “colui che smuove la vergogna” (o – per altri – “le vergogne”).

D. Esiste anche un riferimento all’ateniese Platone…
Sì. Nell’ultima e più lunga sua opera, dal titolo “Leggi” (Νόμοι), Platone (Πλάτων, traslitterato in Plátōn; 427-347 a.C.) scrive: “Il piacere di uomini con uomini e donne con donne è contro natura e tale atto temerario nasce dall’incapacità di dominare il piacere” (636c). Il concetto di “contro natura” Platone lo afferma anche in “Fedro” (250e-251a). Questo filosofo, inoltre, auspica un intervento legislativo per bloccare gli abusi sui minori. Anche Eschilo (Αἰσχύλος, traslitterato in Aischýlos; 525-456 a. C.), nel dramma teatrale “Laio”, rappresenta il problema degli abusi.

D. Aristotele?
Questo filosofo di Stagira (Ἀριστοτέλης, traslitterato in Aristotélēs; 383/384 a.C.-322 a.C.), in un’opera dal titolo “Etica a Nicomaco”, afferma che “fare all’amore tra maschi” è uno dei “comportamenti bestiali” (cfr. libro VII, 1148b, 24-30).

D. Esistono nell’antica Grecia altri autori che criticarono le pratiche omosessuali?
Penso al commediografo ateniese Aristofane (Ἀριστοφάνης, traslitterato in Aristophánēs; 450 a.C. ca-385 a.C. ca). Nelle sue opere si trovano espressioni non felici verso le persone omosessuali.

D. A questo punto, come finì in Grecia?
La pederastia si rivelò un fattore di debolezza. E venne superata.

D. Nell’antica Roma?
Dalla Grecia antica e dai territori corrispondenti alla Frigia, si diffuse a Roma il culto a Cibele. Era la dea della natura, degli animali, e dei luoghi selvatici. I suoi sacerdoti (“galli” o “arcigalli”) erano dei maschi che si erano sottoposti ad una volontaria auto-evirazione. Vestivano in seguito con abiti femminili. Si è voluto indicarli come un esempio di ruolo omosessuale. Esistevano pure delle relazioni tra anziani uomini liberi e schiavi o giovani liberti (con ruolo passivo). Gli storici, ricordano, che imperatori della dinastia giulio-claudia, ad eccezione di Claudio, ebbero degli amanti maschi. Gaio Giulio Cesare fu irriso per una relazione con il sovrano del regno di Bitinia (Nicomede IV). E Nerone si unì in matrimonio pure con due uomini (prima con Pitagora e in seguito con Sporo). L’imperatore del II secolo Adriano è ricordato per la sua relazione con un giovane della Bitinia (Antinoo)…

D. Quindi, nell’antica Roma, esistevano dinamiche omosessuali…
Erano più tollerate che accettate. Un cittadino romano adulto poteva avere relazioni sessuali con persone dello stesso sesso. Doveva, però, assumere un ruolo sempre dominante. Chi assumeva un ruolo “passivo” nelle relazioni omosessuali era duramente denigrato. I minorenni maschi liberi, dovettero comunque essere protetti dai cd “predatori sessuali” attraverso una normativa (la Lex Scantinia).

D. Verso tale situazione ci furono voci critiche?
Sì. Penso a Lucius Annaeus Seneca (4 a.C.-65). Questo filosofo stoico (ma anche drammaturgo e politico), in Epistulae ad Lucillium (116,5; 123,15) esprime una lode verso l’amore sponsale che contrappone ad altre unioni che riteneva “contro natura”. Lo stesso autore, nel De matrimonio sottolinea che sono lecite le sole unioni sponsali finalizzate alla generazione.
Si può ricordare anche uno stoico nato a Bolsena: Gaio Musonio Rufo (30 ca-100 ca). Fa parte della generazione successiva a Seneca. Nelle “Diatribe” annota che “(…) È pertanto d’uopo che quanti non sono dei dissoluti o dei viziosi ritengano giusti soltanto i piaceri venerei goduti all’interno del matrimonio e che sono finalizzati alla generazione di prole, poiché questi sono anche legittimi; e che ritengano invece ingiusti e illegittimi quelli miranti al mero piacere fisico, anche se goduti all’interno del matrimonio” (Diatriba XII, 64,1; “Sul piacere venereo”).
Nella generazione successiva a Rufo si colloca Epitteto (Ἐπίκτητος, traslitterato in Epíktetos; 50ca-130ca). Anche questo autore disapprova le unioni non matrimoniali e sostiene solo quelle dirette alla procreazione (cfr. “Diatribe”, III 7,21; II 18,15-18; III 21, 13).

D. Siamo ormai arrivati al passaggio dal paganesimo al Cristianesimo. Che avviene in questa nuova fase?
Si cerca di individuare un riferimento comportamentale per il tessuto relazionale del tempo.

D. Quale fu la scelta?
Venne valorizzata l’eterosessualità. E si sostenne la famiglia basata sul matrimonio.

D. Perché?
Per una serie di motivi negativi e positivi legati a un precedente cammino storico.

D. I negativi?
Specie la storia più recente dell’impero romano aveva dimostrato una debolezza sul versante etico. Alcuni culti (ad es. quello riservato a Bacco), e comportamenti equivoci nella vita familiare (specie a un certo livello sociale), avevano generato effetti non positivi. In pratica, la società non si era rafforzata. Il tessuto relazionale aveva subìto un processo di impoverimento. Dietro ad alcune libertà, presentate come delle normali prassi, erano emersi circuiti di dominanza. Violenza. Oggettiva degradazione.

D. I positivi?
L’accentuazione del valore-famiglia. D’altra parte, già in Grecia erano stati confermati aspetti significativi. Penso ai riferimenti:
-dello storico Senofonte (Ξενοφῶν, traslitterato in Xenophôn; 430/425 a.C. ca-355 a.C. ca), sui fini del matrimonio;
-del drammaturgo ateniese Euripide (Εὐριπίδης; in latino, Euripides; 485 a.C.- 407/406 a.C.), sulla fedeltà monogamica;
-dello scrittore Plutarco (Πλούταρχος, traslitterato in Ploútarchos; 46/48 d.C.- 125/127 d.C.), sull’affetto per le proprie mogli…

D. Il Cristianesimo, in definitiva, riprese alcune convinzioni del tempo e le sviluppò alla luce del Vangelo…
Sì. L’amore fedele (Mc 10,9). I reciproci doveri (Ef 5,21-23). Il rispetto del matrimonio da parte di tutti (Eb 13,4). La riprovazione per chi causa scandalo tra i bambini (Mt 18,5). L’apertura alla vita (Gv 16,21).…
D. L’apertura alla vita intesa come capacità riproduttiva?
Questo fu un aspetto. In realtà, sul versante civile, si cercò di favorire una manovra più estesa: no ai rigorismi, tutela del coniuge più debole, aiuto alle nuove generazioni…

D. Concretamente…
-Vennero abrogate le leggi augustee (De maritandis ordinibus), che imponevano il matrimonio non solo ai celibi e alle nubili, ma anche ai vedovi;
-il divorzio, praticato con indifferenza, fu sottoposto a regole limitatrici, con sanzioni patrimoniali a carico di chi ne era causa, o di chi ripudiava senza giusta causa l’altro coniuge; si tentò anche d’impedire uno scioglimento consensuale del matrimonio in assenza di una ragione sufficiente;
-la protezione delle giovani generazioni divenne più attiva, ponendo limiti alla patria potestà nelle sue esplicazioni più inumane (come la vendita e l’esposizione dei neonati), ed estendendola anche ai figli nati da concubinato, ai quali si accordò qualche diritto di successione e si rese accessibile la legittimazione;
-il diritto agli alimenti, ammesso nell’età classica solo nei rapporti tra il padre e i figli legittimi, si estese ad ogni rapporto di filiazione…
Esiste, poi, una riflessione più religiosa…

D. Su quali temi si sviluppa?
L’amore coniugale deve tener conto di quello dimostrato da Gesù verso la Chiesa (Ef 5, 25).
I figli non sono più visti come utile discendenza o come rafforzamento della popolazione, ma come realtà che proviene da Dio Padre e Creatore (Mt 18,20; Mc 10,13; Lc 18,16)..
L’anima è immortale (Lc 12,4-5; At 2,27). C’è quindi una proiezione verso la città di Dio (Ap 6,9).
I nuovi battezzati partecipano alla vita ecclesiale (Ef 4,5; I Tm 6,12). Per loro si prega. S’invoca l’aiuto di Dio.

D. In ambito normativo, l’omosessualità finì per diventare uno stuprum, un abuso…
In realtà, si ripresero alcuni concetti che già esistevano nel mondo pagano. A questi si aggiunse una riflessione sul valore delle realtà corporee (cfr. I Cor 6, 15-20), e una presa di distanza da rituali e abitudini private che separavano la sessualità dall’affettività (I Pt 3,7; Ef 5,25).

D. Prof. Guiducci, con il trascorrere del tempo si arrivò, però, anche a livelli di omofobia…
Sì. Il termine omofobia (dal greco όμός = stesso, e φόβος = timore, paura) significa letteralmente “paura nei confronti di persone dello stesso sesso”. Si tratta di atteggiamenti, pensieri e comportamenti negativi che hanno generato intolleranza, discriminazioni, atteggiamenti privi di humanitas (provocando anche sensi di colpa e bassa autostima), violenze (incluse le aggressioni fisiche), condanne.

D. Esistono itinerari in grado di superare le manifestazioni di omofobia?
Sì. Certamente. Partendo non dal concetto di individuo, ma da quello di persona. È da qui che si possono approfondire – in punta di piedi – le storie, i vissuti, le voci del nostro tempo, il mondo delle emozioni, i drammi…

D. Quindi c’è un superamento del “diverso”…
Sì. Il concetto di “diverso” è stato utilizzato molte volte per sancire separazioni. Allontanamenti. Emarginazioni. Nasce da schemi rigidi. Da un’incapacità a leggere nelle diverse espressioni dell’umano.

D. L’alternativa al “diverso”?
Le tipicità personali. Le caratteristiche soggettive. Le dimensioni presenti nell’unità dell’essere.

D. Tutto ciò ha delle conseguenze?
Sì. Nelle politiche sociali. Il sistema di welfare deve saper rispondere alle esigenze di ogni cittadino. Anche inserendo ulteriori fattispecie nel codice civile. Senza entrare necessariamente nel diritto di famiglia.

D. Sul versante personale?
Occorre riconoscere a ogni soggetto le sue potenzialità e i suoi limiti.

D. Quali sono le potenzialità di una persona omosessuale?
Sono quelle di chi, sulla base di un orientamento sessuale, vive una condizione esistenziale con contenuti psicologici di affettività, progettualità e relazione.

D. La vicenda Charamsa richiama a una posizione cattolica determinata…
Sì. È vero. Si procede tenendo conto di aspetti peculiari dell’eterosessualità. Però, si esprime anche rispetto verso le persone che manifestano un orientamento omosessuale, pur affermando che quest’ultimo preclude all’atto sessuale il dono della vita.

D. Esiste un cambiamento rispetto al passato?
Si è meglio chiarito che la Chiesa non è solo maestra, ma è anche madre.

D. Concretamente…
Nei documenti ecclesiali si fa riferimento alla cura pastorale, e si evidenzia il principio dell’accompagnamento.

D. Quali conseguenze ha tutto ciò?
Si cercano di valorizzare dei percorsi di condivisione di vissuti. Di individuare realtà di sofferenza. Di isolamento. Di debolezza. Nella “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali” (Congregazione per la Dottrina della Fede; 1.10.1986) si trovano anche queste affermazioni:
“Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.” (n. 10).
“La Chiesa… rifiuta di considerare la persona puramente come un “eterosessuale” o un “omosessuale” e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna.” (n. 16).

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