GENDER: UN TERMINE DAI VARI SIGNIFICATI Le più frequenti domande su una realtà del mondo in cui viviamo

Il dott. Carlo Màfera intervista lo storico della Chiesa prof. Pier Luigi Guiducci

Nel recente periodo, vari autori, e gli stessi media, si riferiscono di frequente al termine inglese, gender, e alla teoria che ne è sottesa. Quest’ultima, sul piano storico, ha ricevuto degli apporti preparatori dal movimento per i diritti civili in USA, contro la segregazione razziale (discriminazione), e da quello relativo all’emancipazione femminile, contro gli ostacoli alla piena realizzazione di ogni donna (discriminazione). In tale contesto, la teoria del gender si è sviluppata con un fine primario: quello di rimuovere le discriminazioni tra uomo e donna. Per raggiungere tale obiettivo, sono state percorse varie strade. Tra queste, anche quella di eliminare la differenza tra “maschile” e “femminile”. Quest’ultima, viene ricondotta – da una parte – alla distinzione anatomo-fisiologica (sex, sesso), e – dall’altra – alla conseguenza di pratiche/convenzioni socio-culturali (gender, genere). Tale realtà, per le implicazioni sociali che comporta, è attualmente materia di molteplici confronti. Quest’ultimi, esprimendo un pluralismo di posizioni, possono talvolta generare una non chiarezza in chi ascolta o legge. Per tale motivo, abbiamo ritenuto utile intervistare lo storico della Chiesa prof. Pier Luigi Guiducci. Ecco le sue risposte.

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D. Prof. Guiducci, che significa “gender”?
Vuol dire genere. Il termine deriva dal latino genus. È stato poi usato nel francese antico (gendre). E, in ultimo, si è diffuso in inglese (gender).

D. Perché è utilizzato questo termine?
Si usa nell’area delle scienze sociali per far riferimento alla rappresentazione dell’identità.

D. In quale contesto?
Negli studi ove si affrontano argomenti quali le identità di genere, l’essere uomo o donna, le identità correlate a modelli di relazione, ruoli, aspettative, vincoli, opportunità diverse…

D. Si distingue, quindi, da sesso…
Sì. Il termine sesso (sex), rimanda alla natura biologica del maschile e del femminile. Alla dimensione corporea.

D. È vero che il termine gender è emerso anche nelle conferenze sulle donne?
È esatto. L’ONU ha promosso varie conferenze mondiali sulle donne: a Città del Messico (1975), a Copenaghen (1980), a Nairobi (1985), a Pechino (1995), a New York (2000). Quella di Città del Messico aprì il dialogo internazionale sulla parità del genere femminile e maschile.

D. Sulla parità di genere (uomo-donna) sono state fatte delle affermazioni?
Sì.

D. Qualche esempio…
Vivere “da maschio” o “da femmina” non corrisponde a un dato biologico. Viene sostituito dall’identità di genere (“sentirsi” tali, a prescindere dal dato biologico). È possibile mutare più volte identità, anche mantenendo inalterato il dato biologico.

D. Altre affermazioni?
I generi (non corrispondenti ai sessi) esistenti in natura possono essere molteplici.

D. La teoria gender trova sostenitori?
Esistono diverse persone sensibili a tale teoria. In quest’ambito si possono trovare anche persone che si dichiarano lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer.

D. Chi sono i queer?
Sono le persone che rifiutano un orientamento sessuale definito.

D. Con riferimento alla teoria gender sono sorte perplessità?
Sì. Per diversi autori siamo in presenza di un passaggio.

D. Quale?
Da uno studio delle scienze umane a una colorazione ideologica.

D. Conseguenze di ciò?
In pratica, si apre la strada a una messa in discussione della famiglia (per sua indole naturale bi-parentale, composta cioè da un padre e da una madre), a un’equiparazione dell’omosessualità all’eterosessualità, a un sostegno a un modello nuovo di sessualità dai diversi aspetti (polimorfa)…

D. Nelle conferenze internazionali, e in seguito, sono emersi comunque dei contributi di pensiero che hanno chiarito vari punti…
Sì. È vero. Per più motivi.

D. Quali?
Dissociare la genitorialità affettiva da quella effettiva può condurre a un’indifferenza verso la dimensione umana della genitorialità biologica.

D. Con quali conseguenze?
Questa dimensione umana, rischia di diventare solo una causa strumentale per ottenere un prodotto, il bambino.

D. Quindi?
Il patrimonio genetico e generativo del genitore rimane nell’ombra. Assume rilevanza solo quello affettivo ed educativo (si parla in modo indifferente di genitore 1 e 2).

D. In vari convegni scientifici è stato sottolineato che l’essere umano nasce con un corpo sessuato…
Esatto.
D. Ci sono quindi degli effetti…
La sessualità è un pre-dato genetico. Solo in seguito si possono considerare elementi
culturali, sociali, pedagogici.

D. Sessuati si nasce…
Sì. Sessuati si nasce. Ed è in relazione al proprio corpo sessuato, e a quello dell’altro, che l’essere umano avverte la propria sessualità. Ne assume progressiva consapevolezza. E la valorizza.

D. Questo spiega le sottolineature di più autori…
Aristide Fumagalli ha scritto, ad esempio, che ridurre (per un input ideologico) l’identità sessuale al sentimento psichico e alla libertà individuale, è una semplificazione non corretta.

D. Perché?
Perché contraddice le variabili presenti nel processo d’identificazione sessuale.

D. Concretamente…
Vuol dire che sentimento psichico e libertà individuale sono variabili imprescindibili ma non esclusive dell’identità sessuale. Sono condizioni necessarie ma non sufficienti.

D. Da quanto detto, si possono evidenziare alcune linee orientative?
Sì. Certamente. 1] Nella relazione uomo-donna esiste una “originarietà”. Un qualcosa che non è arbitrario. È oggettivo. Il rapporto sessuale uomo-donna è alla base dell’esistenza di ogni essere umano. Non è un’opinione. È un fatto difficile da negare.

D. Poi…
2] Questo rapporto sessuale co-implica la connaturalità, la normalità e la normatività della coppia uomo-donna. Il bambino accede al mondo attraverso la differenza sessuale.

D. Una terza linea orientativa…
Riguarda la funzione normativa. 3] Le leggi hanno il compito di tutelare questo substrato originale della formazione della vita. Ogni alterazione delle figure genitoriali non è senza trauma per la vita fragile che va configurandosi nel mondo sociale.

D. Vuole concludere con un’ultima idea?
Mi limito a dire che l’orientamento primario è in direzione di chi è generato. Va verso l’anello più debole della dinamica sociale. La fragilità di chi viene alla vita deve scuotere. Risvegliare un senso di responsabilità. Ogni persona deve comprendere che un vero amore oblativo supera i desideri illusori di diritti infiniti.

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