LA SACRA SINDONE : una storica conferenza nella parrocchia di S. Maria Assunta tenuta dal Prof. Pierluigi Guiducci

Ricordare questa preziosa reliquia ci rimanda al grande amore che Gesù Cristo, figlio di Dio Padre, ha avuto, ha ed avrà sempre per noi in modo incommensurabile e ci interroga sul modo con cui noi rispondiamo al dono incondizionato della Sua vita.

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Il professor Pierluigi Guiducci tenne quattro anni fa una magistrale conferenza presso la parrocchia di S. Maria Assunta in Roma sul tema di grande attualità e cioè sulla Sacra Sindone la cui ostensione fu realizzata nella Pasqua del 2014vnella città di Torino. Professore di storia della chiesa presso l’Ecclesia Mater nella  scuola  di teologia per laici. La sua attività si estende anche nel condurre conferenze presso gli istituti religiosi e nelle parrocchie per dare un valore aggiunto e incrementare la fede del popolo di Dio indirizzandola verso un credo più maturo e soprattutto più pensato. Nel corso della lezione-conferenza Guiducci ha toccato dei punti salienti che comprovano l’autenticità del sacro lenzuolo dove è stato deposto il corpo di Cristo. Ha esordito affidando a Maria l’incontro : “il primo pensiero è sulla Madre di Gesù che accoglie l’ultimo sguardo del Cristo morente” e ha invitato i presenti a guardare alla Sindone non come scienziati e polemisti ma a guardarla come l’ha guardata Maria”. Poi il professor Guiducci è entrato subito in medias res : “Ci colpisce il fatto che il corpo di Gesù, dopo essere stato deposto dalla croce, mantiene una profonda dignità, nonostante i colpi ricevuti”.Era la Parasceve – ha continuato il professor Guiducci – cioè si era nell’imminenza del sabato e quindi c’era fretta di seppellire Gesù e non ci fu tempo di ricomporre il corpo lasciando così che da questo  trasparissero, in modo evidente i segni della passione. È da notare che “il processo romano aveva assolto Gesù e che la flagellazione era già la massima pena” – ha precisato il relatore – e la crocifissione rappresentava una pena maggiore non prevista dall’ordinamento giuridico romano. Infatti “ secondo i romani che erano stoici, la verità non esiste in senso assoluto e quindi Pilato voleva liberarlo”(dopo l’interrogatorio avvenuto nel pretorio in cui il governatore romano chiese a Gesù cosa fosse la verità). Si è passati poi brevemente alle confutazioni dei detrattori della Sindone. Questi hanno sempre sostenuto che il tessuto non corrispondeva a quello in uso nel primo secolo. Ma tale critica resta completamente infondata in quanto, ha detto il professor Guiducci “già da 2000 anni c’era una fiorente industria di lino in Egitto e in Siria”. Scorrendo via via le diapositive esplicative il relatore ha fatto poi notare che la cupola della cattedrale di Torino, sotto la quale è conservata la Sacra Sindone  è simile ad una pagoda perché l’architetto Guarino Guarini volle dare un chiaro riferimento alla provenienza della reliquia e cioè al mondo medio-orientale. In qualità di storico della chiesa Guiducci, ha spiegato il percorso geografico che ha condotto la Sindone a Torino, partendo da Gerusalemme, passando per Edessa, poi a Costantinopoli e infine a Chambery e a Torino. In buona sostanza ci furono dei passaggi da una famiglia nobiliare all’altra che si conclusero con l’ultimo che avvenne a favore dei Savoia. “La difficoltà dello storico di ricavare notizie in merito alla Sindone – ha detto il professor Guiducci – dipese dal fatto che il sacro lenzuolo accoglieva il corpo di un condannato a morte e per la mentalità ebraica del tempo non se ne poteva parlare perché, in questi casi c’era la damnatio memoriae “. Ma una recente scoperta della studiosa Barbara Frale “ha però confermato l’esistenza della Sindone in epoca medievale.” Infatti è stato scoperto un episodio significativo nell’iniziazione di un cavaliere templare che ebbe l’obbligo di baciare per l’appunto la Sindone per entrare a far parte della Compagnia. Ritornando all’esame del sacro lenzuolo Guiducci ha messo in evidenza nell’analisi del volto una caratteristica precisa e ha detto “Siamo in presenza di un fisico che esprime una grande dignità soprattutto nella maestà del volto”. E, nella parte posteriore del lenzuolo  ha fatto notare all’assemblea i 130 colpi che Nostro Signore Gesù Cristo subì (in riparazione dei nostri peccati) il cui numero è notevolmente superiore ai 39 previsti dall’ordinamento romano. Il relatore ha ripetutamente sottolineato la maestà del volto che non ha caratteristiche di particolare tensione ma anzi evidenzia un processo di distensione pur dimostrando gli orrori della passione. Si è potuto così riscontrare nello scorrere delle diapositive, il sangue della fronte, l’occhio tumefatto, la barba strappata, la calotta di spine e non la corona (come comunemente si crede) che faceva si che, quando Gesù spingeva indietro il capo, vi fosse un sanguinamento più copioso!! Sono stati poi individuati altri sei punti di tumefazione lungo il corpo e mostrato il flagello romano che era predisposto per strappare la carne nel suo movimento di ritorno. Infine tante domande al professor Guiducci hanno concluso la serata. Domande incitate dal relatore che ha dichiarato l’importanza delle stesse perché la conferenza non diventasse una sorta di gioco autoreferenziale ma fosse, come egli desiderava, un mezzo per incrementare la fede. Una delle più interessanti, quella relativa al “Metodo FBI” che venne utilizzato per confrontare il Volto di Cristo della Sindone con le Icone che furono prodotte durante i secoli (dal VI al XIII). Tale metodo dimostrò che le Icone si ispirarono fedelmente al Volto della Sindone. E infatti il libretto prodotto dall’ASCI (Associazione Scoutistica Cattolica Italiana) e in particolare dal gruppo 35 che ha sede presso la parrocchia S. Maria Assunta, molto ben fatto, ha ricevuto il plauso dal prof. Guiducci e a tal proposito cosi recita : “ I risultati ottenuti evidenziano un altissimo numero di punti di congruenza, tali da far ritenere molto probabile l’ipotesi che il volto dell’uomo della Sindone sia stato il prototipo al quale l’iconografia cristiana si è ispirata almeno a partire dal VI secolo”. Ma al di là di tutti gli studi scientifici pro o contro, è significativo quanto dice il Cardinal Severino Poletto (pensiero riportato all’inizio del libretto dell’ASCI) “ Quest’immagine, misteriosa per la scienza, sfida per l’intelligenza come l’ha definita Giovanni Paolo II, è per i credenti un grande segno della Passione di Cristo. Per noi oggi la Sindone è richiamo forte a contemplare nell’immagine, il dolore di ogni uomo, le sofferenze a cui spesso non sappiamo neppure dare un nome : per questo il motto della prossima ostensione è la frase:  “Passio Christi, Passio Hominis” . Insomma parafrasando le ultime battute del prof. Pierluigi Guiducci “la Sindone è l’immagine più compiuta della misericordia di Dio e l’espressione del Suo amore incommensurabile per l’uomo.”

Carlo  Mafera

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